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Trento, 14 maggio 2004
Sviluppo dell’area SIC Tremalzo-Tombea:
si rispettino gli habitat e si individuino modelli di sviluppo
a minore impatto ecologico e maggiore sostenibilitÀ economica ed ambientale
Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici per l’Ulivo

L’area compresa tra il Passo di Tremalzo ed il Monte Tombea nelle Alpi di Ledro, Trentino sud occidentale, rappresenta una delle aree di interesse floristico più importanti delle Alpi. Con una concentrazione di endemismi unica, con 21 specie endemiche strette, valore senza uguali a livello trentino, molte delle quali inserite nella Lista rossa mondiale delle specie in pericolo, la sua fama è diffusa in tutta Europa ed a livello mondiale tra gli specialisti. Di grande importanza anche la presenza faunistica, con la zona di Bocca Caset inserita quale ZPS-zona di protezione speciale ai sensi della direttiva “Uccelli”. In passato queste montagne, che sfiorano appena i duemila metri di altitudine, sono state interessate da un improbabile sviluppo turistico invernale: ma le carenze oggettive del territorio in termini fisici – bassa altitudine, vicinanza climatica al Garda, fattore geologici e geomorfologici (carsismo, carenze idriche) – unite alle difficoltà di accesso lungo una stradina assai tortuosa, la perifericità rispetto ad altre aree sciistiche e rispetto ai grandi flussi di transito, la mancanza di una massa critica di sciatori in Valle di Ledro, eccetera hanno sempre portato al fallimento delle velleità imprenditoriali. La tendenza climatica in atto nell’ultimo decennio e prevista per i prossimi anni, unitamente all’orientamento del mercato turistico verso mete più prestigiose, riccamente attrezzate ed inserite in caroselli sciistici, rende oggettivamente inimmaginabile per Tremalzo uno sviluppo in termini sciistici se non quale area sportiva per il soddisfacimento della richiesta da parte delle comunità locali, vale a dire la Val di Ledro e la bassa Valle del Chiese.

Ciò che appare invece di grande potenzialità per l’area è l’offerta ambientale legata appunto agli aspetti floristici ed agli habitat qui presenti. Un valore che è stato finalmente riconosciuto dalla Provincia Autonoma di Trento e dall’Unione Europea inserendo l’area Tremalzo-Tombea nell’elenco dei SIC (siti di importanza comunitaria) previsti dalla Rete Natura 2000 come attuazione delle direttive Habitat (92/43/CEE) ed Uccelli (79/409/CEE). Nelle schede redatte dalla Provincia il SIC Tremalzo-Tombea, dell’estensione di 5537,19 ettari, è così definito: “Sito di straordinario interesse floristico per l’eccezionale concentrazione di specie endemiche, noto in tutta Europa e meta obbligata di escursioni botaniche. Ancora frequenti gli ambienti selvaggi e poco antropizzati. Il sito è di rilevante interesse nazionale e/o provinciale per la presenza e la riproduzione di specie animali in via di estinzione, importanti relitti glaciali, esclusive e/o tipiche delle Alpi”.

Questo importante riconoscimento consente di guardare all’area in oggetto come ad una grande risorsa per la realizzazione di politiche di sviluppo improntate al principio della sostenibilità. L’Europa è ricca di esempi concreti e basterebbe guardare ad alcuni progetti realizzati in altri Paesi alpini per individuare iniziative di sviluppo in grado di mantenere una sintonia con il valore dell’ambiente naturale pur creando nuove occasioni professionali e nuove attività economiche. Si potrebbero pertanto ipotizzare anche progetti di sviluppo che recuperino le vocazioni pastorali dell’area prativa di Passo Tremalzo, uno dei più bei balconi sul Lago di Garda.

Qui l’Unione Europea sta inoltre finanziando la realizzazione di un museo naturalistico che ben interpreta la vocazione dell’area. Senza poi entrare nel merito delle potenzialità legate all’uso della mountain bike, la cui pratica è favorita dalla presenza di un’articolata rete di strade interpoderali e forestali.

Nonostante quanto premesso, nel settembre 2001 la società Irvat srl con sede legale a Tiarno di Sopra ha presentato alla Provincia Autonoma di Trento un articolato piano per lo sviluppo degli impianti di risalita e delle piste al Passo di Tremalzo, che prevede il recupero e relativo potenziamento del vecchio sistema impianti-piste ed una nuova serie di opere attraverso le quali – secondo il proponente il piano – rilanciare la stazione turistica in chiave invernale.

L’iter per la valutazione del piano è iniziata con una procedura di verifica in relazione al progetto denominato “Sistemazione e rifacimento piste e impianti di risalita attualmente in disuso al Passo Tremalzo”, costituente la prima fase progettuale del piano citato, al fine di accertare se le opere dovessero essere sottoposte a procedura di VIA. Con determinazione del direttore dell’APPA n. 13/2001 vennero considerati elementi da sottoporre a VIA sostanzialmente solo una parte delle opere, presentando peraltro una lunga e complessa serie di prescrizioni da rispettare in fase esecutiva.

Ma al tempo dell’istruttoria di VIA n. 7/2001 ed in base alla vigente normativa provinciale non venne tenuta in conto la necessità di adottare una valutazione d’incidenza sugli habitat presenti in quanto il SIC IT3120127 non era ancora stato ufficialmente adottato dalla Provincia, sebbene fosse già stato comunicato all’Unione Europea con Decreto Ministeriale 3 aprile 2000. Inoltre, il piano presentato dal proponente è risultato redatto in molte parti in maniera imprecisa se non difforme dalla realtà, come denunciato in numerosi interventi nel corso dell’istruttoria, in particolare da parte delle associazioni di tutela ambientale e dagli istituti di ricerca, ma come hanno pure rilevato numerosi servizi ed uffici della Provincia. Basti la lettura del verbale di deliberazione del Comitato provinciale per l’ambiente n. 5/2002 del 17 aprile 2002 per farsi un’idea delle pesanti critiche al piano sotto tutti i punti di vista. Particolarmente imbarazzante appare l’analisi economica portata a supporto dello studio. Oltre a presentare un quadro poco veritiero, che si basa su ipotesi a mio avviso assolutamente poco realistiche e difficilmente realizzabili, lo studio sostiene nella sostanza che il sistema impianti e piste e connesse strutture ricettive potrebbe reggersi economicamente solo se realizzato nel suo complesso. Con ciò avvalorando la tesi che l’ente pubblico dovrebbe chiudere un occhio sugli impatti ambientali delle nuove opere altrimenti il solo recupero e riattivazione dei vecchi impianti non sarebbe sufficientemente redditizio e non sarebbe in grado di “rilanciare” la stazione sciistica. Nonostante la bocciatura da parte della VIA delle nuove piste, dei nuovi impianti e del sistema per l’innevamento artificiale (il proponente non ha nemmeno ritenuto opportuno presentare una concreta ipotesi progettuale al riguardo, riconoscendo evidentemente egli stesso quanto infondate fossero le ipotesi di partenza dello studio), portando dunque, secondo le stesse parole del proponente a realizzare un progetto antieconomico, lo stesso intende comunque proseguire lungo la propria strada. Inoltre, nulla si dice sull’eventuale certificazione ambientale della nuova stazione, obiettivo che stanno perseguendo addirittura le stazioni sciistiche delle olimpiadi invernali di Torino 2006 (al proposito sono state adottate apposite linee guida per la realizzazione e la gestione di piste ed impianti) e che dovrebbe essere obbligatorio in un’area così delicata dal punto di vista ambientale e della tutela del paesaggio.

Personalmente ritengo dunque gli investimenti al Passo Tremalzo uno spreco di denaro pubblico: mai un imprenditore privato rischierebbe un centesimo di euro sulla base del progetto presentato dal proponente, se non giungessero in soccorso notevoli risorse dal bilancio pubblico. Ciò potrebbe essere comunque accettato dalla Comunità trentina, quantunque non sia comprensibile ad un’analisi approfondita dei dati e delle prospettive, nell’ottica di voler aiutare una valle o dei comuni in difficoltà (non credo peraltro che sia il caso della Val di Ledro) e di fornirla di adeguate strutture sportive.

Bisogna tener conto però di questi elementi:

1. Tremalzo-Tombea è oggi area SIC di rilievo europeo e l’interesse per la tutela del suo habitat e delle zone di protezione speciale dell’avifauna è superiore a quello di qualunque impresa economica, ancorché partecipata dall’ente pubblico;

2. per realizzare il piano – basato su ipotesi “poco realistiche”, chiaramente insostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico – si intendono spendere molti soldi pubblici, dei Comuni ma soprattutto della Provincia Autonoma, sia attraverso le leggi di settore, sia attraverso l’utilizzo dei fondi per le autonomie locali (con i quali la Provincia finanzia i Comuni per partecipare al capitale dell’impresa ovvero per realizzare parte delle opere, le cosiddette “infrastrutture” di supporto, come ad esempio i parcheggi), così trovando una soluzione “legittima” ai vincoli imposti dall’Unione europea in materia di concorrenza nelle politiche di supporto alle imprese private, ma mettendo a repentaglio il buon fine dei denari pubblici, che in caso di fallimento sarebbero persi dai Comuni, anche se di fatto sono di tutti i cittadini del Trentino;

3. per soddisfare le richieste di un’area attrezzata a fini sciistici ad uso delle società sportive e delle comunità della Val di Ledro e del Basso Chiese potrebbe essere forse individuata in valle un’area meno decentrata, a quota più bassa ma ricca di acqua per l’innevamento programmato, con favorevoli condizioni di esposizione e pendenza. Si cita l’esempio dell’impianto “alle Coste” di Bolbeno, nei pressi di Tione, che svolge in maniera eccellente la funzione di campo scuola e di piccola stazione invernale ad uso sportivo per tutti i comuni delle Giudicarie. Una soluzione di questo tipo costerebbe un decimo degli impianti previsti nel piano di rilancio di Tremalzo e salvaguarderebbe quest’ultima località. Se questa soluzione fosse difficilmente attuabile, potrebbe essere comunque consentito un minimale sviluppo (tipo Bolbeno) nella zona attuale degli impianti a Tremalzo, riducendo così al minimo tutte quelle strutture che stanno attorno agli impianti e che aumentano di molto l’impatto ambientale, gli investimenti, ed i conseguenti costi di gestione.

E’ ovvio che da parte dello scrivente non esiste alcuna volontà vessatoria nei confronti delle comunità della valle di Ledro, che attraverso le Amministrazioni comunali locali intendono sostenere l’insostenibile progetto redatto dall’Irvat srl.

Piuttosto è mia intenzione cercare di impegnare la Provincia affinché sia in grado di individuare modelli di sviluppo che portino ad una massimizzazione dell’investimento pubblico, creando occupazione e benessere preservando nel contempo i valori “veri” del territorio locale, vale a dire la qualità dell’ambiente naturale, le risorse culturali, le risorse umane. Recuperando le attività della tradizione agro-silvo-pastorale ed inserendo i prodotti di qualità nei percorsi di valorizzazione turistica e gastronomica.

Il progetto di “valorizzazione” di Tremalzo così come proposto è invasivo sull’ambiente, scimmiotta piani di sviluppo di aree molto più solide e vocate al turismo sciistico, compromette in modo gravissimo ogni altra opportunità di sviluppo, con il risultato che in caso di crisi del settore neve Tremalzo e la Val di Ledro non potranno imboccare percorsi nuovi ed alternativi sia rispetto al passato, sia rispetto ad altre aree trentine ed alpine. Nel mercato globale occorre evidenziare i motivi di eccellenza e di distinzione di una zona ed adeguare ad essi il modello di sviluppo. Non è copiando Campiglio o la Val di Fassa che Tremalzo troverà il suo futuro: anzi, questo sarà il suo definitivo fallimento. La Provincia deve fare un’azione anche di tipo culturale, utilizzando pure la leva finanziaria: dia il 10, 50 il 100 % in più se si fa un investimento diverso. Così gli operatori di Tremalzo e della Val di Ledro capiranno che non si vuole negare il loro sviluppo, bensì suggerire uno sviluppo diverso e, probabilmente, alla lunga molto più solido e vincente rispetto a quello proposto dalla Irvat, gravemente falsato da uno studio smaccatamente di parte ed assolutamente poco obiettivo. Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere provinciale

interroga la Giunta provinciale per sapere

__ se non intenda, alla luce del riconoscimento del SIC Tremalzo-Tombea, avviare un nuovo iter di analisi del piano di sviluppo e del recupero del sistema piste impianti di Passo Tremalzo sottoponendo il tutto a Valutazione d’incidenza così come previsto per i SIC inseriti nella rete Natura 2000 recentemente riconosciuta dalla Commissione europea ai sensi delle direttive e delle leggi vigenti. Integrando i dati già assunti in passato con maggiori approfondimenti relativamente alla presenze degli habitat e delle specie protette. Segnalo alla Giunta che sugli impatti negativi negli habitat elencati nelle direttive europee è ammesso ricorso alla Corte di giustizia dell’UE;

__ se non ritenga necessaria ed urgente l’adozione di un Piano di gestione per il SIC Tremalzo-Tombea al fine di tutelare gli habitat e le specie elencati negli allegati alle direttive europee;

__ se non ritenga più interessante promuovere una fase concertativa in Valle di Ledro – che potrebbe tradursi ad esempio in un patto territoriale - al fine di individuare diversificate ipotesi di sviluppo per l’area del Passo Tremalzo che possano contestualmente garantire un’offerta decorosa per le attività sportive invernali dei residenti e delle locali associazioni sportive, ma anche la necessaria tutela ad habitat e paesaggi unici del Trentino;

__ se non ritenga opportuno tentare di individuare in Val di Ledro un’area alternativa per la pratica dello sci alpino, sul modello della stazione “alle Coste” del Comune di Bolbeno, che possa fungere da area per la pratica dello sci e da valido campo-scuola, ma non da nuova stazione turistica invernale;

__ se non ritenga opportuno “premiare” la Val di Ledro con percentuali contributive aggiuntive sugli investimenti turistici nel caso della scelta di percorsi di sviluppo che privilegino la bassa impronta ecologica, l’adozione di sistemi certificati di gestione ambientale, la creazione di nuove attività economiche e professionali basate sul rispetto delle caratteristiche dei luoghi, recuperando in particolare le attività agricole e silvo-pastorali, nonché le tradizioni ed i prodotti gastronomici tipici di questa splendida valle.

dott. Roberto Bombarda

 

     

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